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Italiani e risparmi: come viene gestita la ricchezza familiare?

Come gli Italiani Gestiscono e Proteggono il Proprio Patrimonio nel 2024

Italiani e risparmi: come viene gestita la ricchezza familiare?

Come gli Italiani Gestiscono e Proteggono il Proprio Patrimonio nel 2024

Al netto delle problematiche che il nostro Bel Paese sta vivendo su più fronti (uscita lenta dai danni della pandemia del 2020 che ha affossato l’economia, situazione politica statica che non evolve verso una situazione idonea alla crescita economica, o comunque lo fa in maniera estremamente lenta, e la situazione mondiale costellata di conflitti e guerre) a quanto pare gli italiani non mollano e continuano a dimostrarsi maestri nella gestione delle proprie risorse.

 

Chi lo dice? I numeri!

 

Nel 2023, infatti, la ricchezza degli italiani intesa non come entrate, ma come patrimonio e risparmio gestito in ottica conservativa, è cresciuta di ben 552 miliardi rispetto al 2019 (epoca pre-Covid), raggiungendo la cifra record di 5216 miliardi di euro.

 

Eppure, i depositi bancari, ossia la cifra totale di denaro che gli italiani hanno in banca, sul proprio conto corrente, ha subito un calo drastico: -61%.

Com’è possibile? Dove finiscono, allora, i risparmi degli italiani? Quali sono i canali alternativi che le famiglie scelgono per conservare, preservare e tentare di far fruttare i propri soldi, messi da parte con fatica e dedizione?

Lo sveleremo nei prossimi paragrafi e sarà una scoperta estremamente interessante!

 

 

 

Gli italiani sono sempre più ricchi?

 

Data l’introduzione, dove diciamo che la ricchezza nostrana è in netta crescita rispetto all’epoca pre-Covid, la domanda è legittima: le famiglie italiane stanno diventando sempre più ricche?

 

La risposta è “ni”.

Da un lato, infatti, abbiamo sotto agli occhi la situazione reale del nostro Paese:

  • politica statica da diversi decenni, debito pubblico che continua a crescere, difficoltà nelle innovazioni (anche a livello di leggi, di aggiornamento dei contratti di lavoro, di revisione delle aliquote di tassazione;

 

  • pressione fiscale alle stelle (così come l’evasione fiscale, cosa che, naturalmente, influisce sull’impossibilità di revisionare i calcoli tributari a livello nazionale);

 

  • costo del lavoro altissimo, fattore che impedisce a imprenditori e aziende di offrire impieghi stabili;

 

  • tasso di disoccupazione ancora troppo elevato e non parliamo solo di una situazione circoscritta ai giovani, ma anche di tanti italiani di 40/60 anni, troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per essere tenuti in considerazione in diverse categorie professionali;

 

  • aumento dei prezzi su tutti i fronti (a partire dai beni di prima necessità fino agli affitti, alle vacanze, ai beni di lusso).

 

  • Salari congelati che bloccano la crescita economica e mettono a rischio la stabilità finanziaria dei lavoratori, alimentando un clima di insoddisfazione sociale.

 

 

Le classiche chiacchiere da bar, quelle che: “Tutto è aumentato! Non si può più fare la spesa! Una volta con cento euro riempivi il carrello… oggi invece no!” non sono esclusivamente retorica.

 

In effetti è così, negarlo sarebbe sciocco. Tutti noi notiamo che, fino a pochi anni fa, con cento euro si usciva a mangiare la pizza in famiglia e oggi, spesso, cento euro bastano solo per l’aperitivo.

Tuttavia, i numeri non sono un’opinione. Resta il fatto che, nonostante tutto, la ricchezza finanziaria degli italiani è cresciuta.

Possibile? In realtà sì, soprattutto perché si nota che il risparmio delle famiglie è aumentato dopo la pandemia, rafforzando ancor più la propensione conservativa tipica degli italiani.

 

Aver vissuto un momento così drammatico ha ricordato a tutti l’importanza di gestire al meglio le proprie entrate, arrivando a incrementare il proprio tesoretto “messo da parte per qualsiasi evenienza”.

Altro dato fondamentale, però, è il fatto che a fronte di un aumento del risparmio privato, diminuiscono i soldi in banca!

Che gli italiani non si fidino più delle banche e dei titoli di Stato? Che abbiano iniziato a pensare (giustamente) che tenere la liquidità ferma su un conto corrente a pagamento, che non offre più i vantaggi di vent’anni fa, quando gli interessi a fine anno erano spesso interessanti, non sia la più saggia delle strategie?

 

Sembrerebbe proprio di sì. E hanno ragione!

 

 

Perché tenere, ad oggi, dei soldi sul conto corrente significa:

 

  • avere delle spese (spesso eccessive e sempre maggiori rispetto all’anno precedente) mensili o annuali che diventano tutto guadagno della Banca;

 

  • essere consapevoli che quei soldi fermi sul conto corrente non sono realmente dell’intestatario, ma vengono utilizzati dalle Banche per le loro operazioni. Di queste, non è dato sapere se siano eticamente, politicamente, moralmente in linea con le idee del correntista;

 

  • non generare nessuna plusvalenza sul capitale (gli interessi offerti dalle Banche ormai sono talmente bassi da risultare irrisori su un conto corrente di media importanza);

 

  • correre il rischio, in caso di crisi o crack finanziario e quindi di svalutazione della valuta, che quella liquidità perda valore e potere d’acquisto;

 

  • l’ipotesi, si spera estremamente remota, che in caso di default (come accadde in Grecia) i soldi dei conti corrente vengano prelevati coattamente per far fronte all’emergenza.

 

Con i libretti postali o di risparmio le cose non vanno meglio: i tassi di interesse sono estremamente bassi, inferiori al tasso di inflazione. Di conseguenza non proteggono il capitale fermo sul libretto dalla svalutazione.

 

 

Ecco perché...

 

La maggior parte degli italiani, in questo momento storico, preferisce la profittabilità dei titoli obbligazionari: spesso proficui come quelli azionari ma con rischi decisamente inferiori.

 

Infatti, tra gennaio e marzo del 2023, si sono registrati questi aumenti:

  • + 144 miliardi di risparmio;
  • + 45% titoli obbligazioni;
  • +1.69% fondi comuni;
  • + 1,35% azioni.

 

Inoltre, bisogna spendere due parole per un altro canale di accantonamento al quale gli italiani restano, da decenni, piuttosto fedeli: le assicurazioni sulla vita. L’assicurazione vita è stata la primissima forma di risparmio a lungo termine alternativo (rispetto al conto corrente) e consiste nel versare, mensilmente o annualmente, una quota in un fondo a medio/alto profitto con l’intenzione di assicurare, dopo la propria dipartita, una stabilità economica agli eredi.

 

Tutt’oggi le assicurazioni sulla vita sono una sorta di “salvadanaio” molto gradita agli italiani che, come ben sappiamo, conservano sempre quella filosofia di vita che li porta ad avere come priorità assoluta il valore della famiglia e del suo benessere, durante la propria esistenza e oltre.

 

Infine, una menzione va anche alle pensioni integrative, strumenti finanziari un po’ più recenti rispetto all’assicurazione sulla vita ma che, tendenzialmente, hanno lo stesso funzionamento. Vista la precarietà della situazione lavorativa generale, milioni di italiani si stanno attivando per accedere a fondi pensionistici privati: un versamento mensile, anche questo a medio/alto profitto, che permetterà, raggiunta l’età pensionabile, di riscuotere l’intera somma maturata o un tot al mese per il resto della vita.

 

 

Esistono altre forme di risparmio sicure e profittevoli da tenere in considerazione?

 

Assodato che agli italiani non piace più affidare i propri preziosi e sudati risparmi alle banche ed elencate le più conosciute alternative per conservare e proteggere i propri capitali, ci sono altre strade?

 

Sì: l’oro puro fisico da investimento.

 

L’oro, a causa anche alla situazione mondiale che rischia di svalutare la moneta e alla manovra americana che prevede l’abbassamento dei tassi, sta vivendo un momento straordinario. Ha infatti raggiunto un fixing che si assesta attorno ai 2400 dollari l’oncia (uno dei più alti mai registrati nella storia). Questo, oltre al fatto di essere un bene rifugio (che resiste alle crisi e ai periodi negativi, mantenendo stabile il suo valore), lo rende il prodotto perfetto per chi desidera proteggere i propri risparmi o parte di essi, anche in un’ottica di diversificazione del proprio portafoglio.

 

Acquistare oro puro fisico da investimento (lingotti), oggi, è un’ottima strategia per mettere al riparo la propria ricchezza liquida da eventuali crisi economiche e finanziarie che potrebbero deprezzarla (per tornare all’esempio di prima: “i cento euro con cui riempivo il carrello anni fa, oggi non mi permettono più di riempirlo”).

 

Convertire i propri risparmi in una riserva aurea significa trovarsi, tra qualche anno, con un patrimonio che non ha subito svalutazione e che può essere utilizzato per realizzare qualcosa di bello, un sogno, un progetto o per lasciare in eredità a figli e nipoti un capitale grazie al quale affrontare il futuro.

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